Avere un partita Iva, una Srl o una società di capitali, oggi, non fa automaticamente di noi un manager, un imprenditore, un business man (o una business woman) di successo.
Nel 2022 non è più sufficiente basarsi sulla mera legge della compravendita per scalare il mercato e per farci considerare degli ottimi “padroni” aziendali; non bastano le lauree, le esperienze pregresse, il classico “abbiamo sempre fatto cosi”: il manager di successo in questa epoca è colui che non finisce mai di imparare, che studia, si aggiorna, prova e sperimenta situazioni nuove ma che, soprattutto, applica la delega e si circonda di persone competenti e preparate.
Oggi l’imprenditore deve affidarsi al marketing e ai processi e non deve aver paura della digitalizzazione, ma accoglierla con una vigorosa stretta di mano. Il mercato non si può controllare, pensiamo alla pandemia che ci ha stretto nella sua morsa per oltre due anni o all’attuale guerra in Ucraina, ma possiamo mediare il modo in cui ci approcciamo ad esso.
Un prodotto od un servizio che non sta al passo con il mercato, che non si evolve con esso e non segue le sue leggi è destinato a fallire; alle volte è sufficiente modificare un processo per ottenere risultati diversi, altre il mondo ci impone di cambiare direzione.
E’ colui che è al timone dell’azienda, però, che deve essere in grado di determinare la giusta rotta e di circondarsi delle giuste persone. Non si può essere “bravi” a fare tutto per questo motivo avere collaboratori, partner e dipendenti qualificati e specializzati rende l’ecosistema azienda “vincente” e attrattivo. Se vince il collaboratore, vinciamo anche noi: non bisogna avere “paura” di correre al fianco di una persona preparata e, talvolta, migliore di noi in un determinato settore.
Nel mio nuovo libro, in uscita in autunno, ho parlato della forza attrattiva che hanno i “campioni” e gli “scollaboratori”: paradossalmente possiamo dire che sia la medesima poiché chi trascina verso il basso è in grado di “contagiare” l’ambiente in cui vive. Ecco perché in azienda dobbiamo individuare gli scollaboratori, isolarli e mandarli via premiando invece i campioni: più campioni abbiamo nella nostra impresa e più saremo in grado di innovare e fare il giusto salto di qualità. In fase di selezione, il nostro obiettivo deve essere sotteso ad avere sempre più talenti in azienda. Sono i toni emozionali alti e proattivi a far funzionare l’impresa.
Le persone non si accendono per i soldi: si accendono quando condividono un sogno, una vision comune; quando scorgiamo questa fiamma negli occhi di un candidato sappiamo di aver centrato il nostro scopo poiché sappiamo che è orientato al futuro. Viceversa, quando troviamo qualcuno orientato al passato, ancorato nel qui e ora, e che fatica a vedere il nostro sogno difficilmente con il tempo riuscirà a cambiare il proprio tono emozionale.
E’ bene ricordare che fare impresa non significa solamente e semplicemente generare del fatturato: fare impresa oggi vuol dire avere un risvolto positivo sul territorio in cui viviamo, creare benessere e consapevolezza. Formazione e persone: queste sono e devono essere le ricette del buon manager del presente e del futuro.